È di qualche giorno fa l’analisi di Blogmeter sull’attività social delle organizzazioni no-profit. Dalla ricerca emerge la propensione degli utenti “a partecipare alla diffusione di campagne di sensibilizzazione e di raccolta fondi” e l’adesione a cause per la protezione degli animali (soprattutto su Facebook) o dei diritti umani (in particolare su Twitter).

Le persone condividono non solo le criticità segnalate, ma anche i successi e i risultati raggiunti dalle associazioni che, grazie al continuo confronto con follower/fan, riescono a raggiungere ottimi risultati in termini di engagement  pur avendo a disposizione budget modesti.

Le cause uniscono gli utenti in una battaglia comune creando un buzz difficilmente replicabile senza il sostegno di strumenti di comunicazione specifici: il tasto Share, Retweet o l’uso di un hashatag assumono proprio il significato di “aderire” o “sostenere”. Basti pensare al successo dell’#IceBucketChallenge che ha raggiunto picchi di 22k messaggi in un giorno, grazie anche al sostegno di testimonial d’eccezione (attori, cantanti, politici).

Ci sono una serie di insegnamenti che i brand possono trarre dall’esperienza delle no-profit sui social. La condivisione della quotidianità dell’azienda e di risultati raggiunti nel proprio settore possono aiutare gli utenti, soprattutto su Facebook: vero e proprio diario digitale, a sentirsi coinvolti. Inoltre, permettere agli utenti di “entrare” virtualmente nell’azienda potrebbe aiutare ad aumentare la percezione di trasparenza delle scelte del brand.

È importante valorizzare le cause sostenute: ad esempio, se in azienda è presente un asilo nido per proteggere il diritto alla maternità, perché non dare spazio a questa iniziativa? Sui social si potrebbe raccontare in modo specifico come viene sostenuta tale causa, senza limitarsi solo alla dichiarazione di intenti. Insomma, non chiacchiere ma fatti!

D’altro canto, è sempre da valutare che più le cause sono coinvolgenti, più c’è il rischio che possano trovare opposizioni intransigenti. Riprendendo l’esempio dell’asilo nido, potrebbero esserci utenti che esprimono la loro contrarietà all’iniziativa. Questo non deve impedire alle aziende di comunicare, piuttosto a monitoare le conversazioni, a stilare un elenco di possibili critiche e ipotesi di gestione.

Ultima indicazione. Se si decide di sostenere una causa pubblicamente, non bisogna dimenticare l’importanza di mantenere una coerenza rispetto a tale scelta: come sottolinea Blogmeter, gli utenti non perdonano l’incoerenza.

Tu quali organizzazioni no-profit segui sui social media?

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