Dal VIP al Tweet, l’emozione si amplifica e il marketing esperienziale torna ad essere cool. Non lo abbiamo di certo dimenticato. Nell’esperienza di acquisto è fondamentale che ci sia intrattenimento, spettacolarizzazione e coinvolgimento sensoriale che oggi, più che prima, deve avvenire attraverso una forte stimolazione “attiva ed emotiva”. I consumatori, in questa frenesia di input di comunicazione, diventano attori senza copione, con un solo regista: l’agenzia di comunicazione. Vengono stuzzicati, incuriositi, coinvolti e si ritrovano ad andare dagli occhi al cuore in un batter d’ali! Dopo una breve fase teaser di strategia digitale, in cui gli attori vengono affascinati da un’applicazione, un piano editoriale invitante, un’accattivante landing page, si ritrovano improvvisamente a toccar con mano quella stessa emozione. Senza andare troppo indietro con il tempo, basta guardare il progetto di comunicazione integrata di Tommy Hilfiger Eyewear The preppy point of view per capirlo. Una location, un concept creativo, un allestimento e una comunicazione tattica e trascinante che ha portato i consumatori ad immergersi nell’odore nel brand.

Gli attori diventano pertanto opinion leader di un’esperienza totalizzante, all’interno di una location pensata non più come luogo statico, bensì come una community in movimento in cui dialogare, divertirsi, sognare; uno spazio di social media sharing, una dimensione di marketing esperienziale del tutto “plasmante”. Non più solo uno stand e un po’ di musica, ma partecipazione viva degli ospiti: QrCode, applicazioni mobile, buzz kit, e semmai anche un top blogger con cui fare 4 chiacchiere. Ma questa è un’altra storia.

L’obiettivo degli eventi non è cambiato negli anni, le persone vogliono sì emozionarsi, vogliono chiudere gli occhi ed essere trascinate in un altro mondo. Noi ci crediamo in questo. Fare buzz intorno al brand e parlarne è sempre lo scopo dell’agenzia e del cliente. Quello che è cambiato è l’approccio, è il modo di fare marketing esperienziale, il customer engagement che ne deriva. Prima era la notiziabilità sulla stampa a detenere lo scettro, oggi sono le community, i blog, i social network gli spazi favoriti. Il social sharing innesta per di più un gioco di passaparola spontaneo e dinamico, che aumenta il buzz intorno al brand e all’evento in sè. Per questo motivo la sua eco prosegue anche dopo il disallestimento: mini-sito, blog, Flickr e YouTube a gogò! E l’emozione aumenta i suoi decibel fino a far scoppiare il cuore, e la rete!

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