Avete presente il pantofolaio di una volta che insieme alla casalinga di Voghera, passava ore e ore a fare zapping davanti alla televisione con fare da bradipo?
Dimenticate quel termine, imparatene uno nuovo: couch potato (“a person who spends much time sitting or lying down, usually watching television”). A parte il sorriso iniziale dopo aver letto questo termine alquanto bizzarro, focalizziamo l’attenzione sul fatto che l’era del couch potato passivo, che fa più patata da divano che altro, è finalmente finita. Oggi non si conforma più ai dettami dell’industria televisiva senza avere voce in capitolo, non è più spettatore vecchio conio, ma decide, sceglie, personalizza.

Secondo la ricerca di Ericsson ConsumerLab su ‘TV and Video – An analysis of evolving consumer habits – Trend Report 2012’ , il 69% dei consumatori, a livello mondiale, vuole scegliere i propri contenuti video ed è anche disposta a pagare di più per migliorarne la fruizione. Paradossalmente, mentre da un lato trionfano l’on demand e la creazione del proprio palinsesto personale, dall’altro la TV diventa sempre più collettiva e condivisa. La Social TV, lo streaming on demand, il crowdsourcing, stravolgono le abitudini da divano. Si diffonde il live viewing on demand. I couch potato, mentre guardano una Serie TV o un film, interagiscono dinamicamente con i social media, attraverso pc, smartphone o tablet. Dicono la loro, diffondono contenuti utili per le agenzie che gestiscono le piattaforme, insomma, fanno parte di un mega brainstorming.

Capiamoci meglio. Non solo mi sono innamorata della parola couch potato, in quanto copywriter e quindi creativa, vi dirò di più, sono stata totalmente sedotta dall’importanza e dalla versatilità che oggi assume la parola ‘contenuto‘, da quanto sia importante disegnare delle strategie di content marketing credibili e affascinanti. Non mi stupisco certo di quanto siano cambiate le abitudini delle persone, rimango però positivamente colpita da quanto sia indispensabile gestire in modo professionale tutti i canali di comunicazione con il massimo dell’attenzione e della poliedricità.

Innamorata del content marketing. E quel che conta è il dialogo.

Il content marketing esiste per creare legami d’amore, il suo obiettivo è instaurare familiarità, simpatia, fiducia attraverso il contenuto, la parola, il dialogo. Perché senza contenuto non c’è amore, non c’è SEO, non c’è community, non c’è social media marketing, e nemmeno customer engagement. E non ci sarei nemmeno io. Quante cose si perderebbero.

Per questi motivi il couch potato è preso di mira dai big spender, non solo per ingraziarsi un suo tweet o un post su Facebook, ma spesso i suoi contenuti arrivano ad influenzare la produzione e la creazione di un vero e proprio palinsesto. Non spaventatevi dunque se mentre guardate Fox Crime vi compare un hashtag, non è un problema di antenna, ma è una call-to-action all’interazione. Dimmi cosa pensi, e ti dirò cosa vedi.

E l’importanza del content marketing continua a essere in prima linea.
Content is the king. Dalla gente, per la gente, è il motto.

Quello che cambia è il punto di vista: non più da uno a molti, brand versus target; bensì da molti a molti, people versus people. Sono proprio loro, i nuovi couch potato che, utilizzando i social media durante la fruizione della Social TV, diffondono interazioni, condivisioni, stimoli e idee, contenuti che si trasformano da meri “pensieri” a “insight commerciali”, “idee da mettere a tavolino” per le agenzie di comunicazione, allo scopo unico di raggiungere l’inafferrabile e indefinibile social engagement e di creare delle fluide strategie di content marketing, per l’appunto.

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