Non me ne voglia Share’ngo, mi sono simpatici. Ma sono giovani, appena nati e poco esperti.

È anche per questo che questo nuovo servizio di carsharing mi è sembrato perfetto per stilare una lista degli errori da non fare per un buon social caring.

1) Tante teste, un’unica voce.

Mi fanno sorridere quelli che pensano che dietro un servizio di social caring, magari per un’azienda di grandi o grandissime dimensioni e attivo H24, ci sia un’unica persona (l’omino di Twitter).

Tuttavia mai agire secondo la propria individualità: a monte vanno stilate le linee guida, che comprendono il tono di voce, le casistiche di intervento e tutti i do e i don’t del caso: in modo da dare l’impressione di essere un’unica persona.

Più è affiatato il team più sinergico sarà il risultato.

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2) Si risponde a tutti i commenti.

Tutti quelli che fanno parte delle casistiche di intervento di cui sopra. La prima attività da fare al mattino è evadere le richieste arrivate fuori dall’orario di copertura, cronologicamente e per priorità, senza lasciarne di inevase.

social caring 2

3) Don’t feed the troll.

Non sprecate tempo ed energie a rispondere a chi ha deciso che tanto vi attaccherà comunque, solo per il gusto di farlo.

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4) Non fatevi coinvolgere.

Cari Share’ngo, lo stavate facendo bene. Un plauso per aver citato Enjoy sulla vostra pagina, a dimostrazione che spesso i brand sbagliano a considerare i competitor uno spauracchio innominabile, e avete risposto con grande dignità ed intelligenza all’utente che vi chiedeva perché fare pubblicità ai concorrenti. Ma perché esagerare, aggiungendo figli a carico e incombenze domestiche?

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5) Mai troppo friendly.

Purtroppo per voi, gli utenti non hanno per niente il senso dell’umorismo.

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Sono solo alcuni punti di partenza, ma per un ottimo social caring serve tempo, esperienza e affiatamento. Un augurio al social team Share’ngo e anche un pat pat sulla spalla per il loro lavoro tutt’altro che facile.

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