In Italia si legge poco. I dati ISTAT ci dicono che nel corso del 2013 solo il 49,3% della popolazione femminile e il 36,4% di quella maschile ha letto almeno un libro. In totale, circa il 43% delle persone dai 6 anni in su legge al massimo tre libri l’anno e solo il 14% afferma di avere letto almeno 12 volumi in un anno. Ciò significa che circa la metà delle persone, in Italia, non legge assolutamente niente.

Le cause di tale situazione sono svariate ma, di fronte della costante erosione di vendite, non sono poche le case editrici che puntano il dito (anche) contro il web. I social media, questa la tesi, sarebbero un formidabile terreno di distrazione e provocherebbero il conseguente allontanamento dei potenziali acquirenti. In pratica, si sostiene che la possibilità di accedere gratuitamente a un gigantesco archivio di contenuti provochi un danno senza precedenti a chi i contenuti, invece, li offre a pagamento. Un esempio tipico è in tal senso la crisi dell’industria musicale, la cui situazione economica non proprio florida è favorita anche dalla dilagante pirateria digitale.

All’estremo opposto, si afferma però che il web possa essere un grande alleato del sistema editoriale. Attraverso i social, questa la tesi, tutte le case editrici e le riviste in circolazione possono stimolare le vendite. Come? Stabilendo un contatto diretto con gli utenti, conoscendo i loro gusti, promuovendo promozioni mirate, creando engagement e contenuti virali, favorendo – in sostanza – un proficuo e quotidiano scambio di opinioni e informazioni.

Dove sta la verità?

Probabilmente da entrambe le parti, dato che le due risposte non si escludono a vicenda. E dato che la situazione è più complessa di quel che sembra, ci ha provato Penguin Books (dal 2013 Penguin Random House, ovvero la casa editrice più grande del mondo) a fare un passo oltre questa -ormai vecchia – diatriba. La risposta di Penguin si chiama “Tweet for a read” ed è uno dei più originali esperimenti digitali nati dall’esigenza di spingere l’utente alla lettura tramite i social.

Il meccanismo è apparentemente semplice. Ogni volta che un lettore chiude un libro per fare altro (ipotesi: andare su Facebook o Twitter) ha la possibilità di lasciare un segnalibro speciale dotato di timer e di sensore luce tra le pagine del volume. Trascorsa una certa quantità di tempo prestabilita, il bookmark invierà un segnale Wi-Fi che sarà tradotto in un tweet diretto al possessore del libro. Il contenuto del tweet, firmato da un autore celebre (per esempio Josè Saramago) sarà sostanzialmente un invito a riprendere in mano il libro e proseguire la lettura.

E così, nessuno potrà più dire che i social siano un mezzo di distrazione di massa. Buona lettura a tutti.

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