Crescono gli investimenti nell’Advertising Radio in tutto il mondo, 2,6% in Nord America e 2,8% in Europa. Nei mercati emergenti tali aumenti sono ancora più marcati 18% in America Latina e 21,1% in Medio Oriente e Africa (Fonte: Nielsen Global AdView Pulse Luglio 2012)

Ma a questo incremento di volume dell’Advertising Radio, corrisponde altrettanto incremento di valore?

Se restiamo in Italia la risposta è disperatamente negativa, e la scarsa creatività e qualità dei radiocomunicati fa pensare che si sia giunti al capolinea.

Infatti, dove sono finite le pubblicità ironiche e soprattutto memorabili, i jingle originali che non te li levavi più dalla testa, o i tormentoni che diventavano modi di dire e che nella radio trovavano il loro luogo d’elezione?

Il mezzo che negli ultimi anni si era contraddistinto per la frizzantezza della sua comunicazione pubblicitaria, oggi denuncia un desolante vuoto di creatività, ahimè.

Se infatti si sono moltiplicati i programmi cresciuti in qualità, e molte radio sperimentano con coraggio soluzioni innovative per uscire dal coro, l’Advertising Radio invece, nella stragrande maggioranza dei casi, non si sta minimamente mostrando all’altezza dei programmi. O si è appiattita sulla semplice informazione, stile bollettino aziendale (sentite quella che passa mediamente su Radio24 per esempio) o, peggio, propone battute pseudo-divertenti nella speranza di catturare l’attenzione, con il risultato di far cambiare stazione (penso che dopo l’ennesimo mango,mango,mango, papaya,papaya,papaya di un noto deodorante per auto tutti più o meno l’abbiano fatto).

Insomma una volta si diceva che l’Advertising Radio “riscattava” la scarsa qualità dei palinsesti; ora, le parti sembrano essersi invertite.
Suvvia agenzie e clienti crediamoci! L’Advertising Radio può tornare a rendere onore al mezzo più evocativo che esista.

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