Traduzione di Engagement: “sono le piccole cose che contano”.

Ci piace stare insieme, condividere esperienze, creare gruppo. A noi tutti piace. Basta guardare le folle di ragazzi davanti a un locale il venerdì sera. Oppure l’uscita dalle università o le pause pranzo in centro. Basta guardare questo video argentino. C’è alla base un gesto molto semplice: stringersi la mano per andare avanti. Engagement, dunque. E se guardassimo all’attualità? Beh, potremmo rifarci al fenomeno “crea gruppo” di WhatsApp. Non ditemi che tra voi c’è ancora qualcuno che si salva! Inutile, non ci credo.

Ci piace il contatto umano. E allora sfruttiamo la nostra indole.

È a questo che dobbiamo pensare ogni volta che vogliamo creare delle buone strategie di Customer Engagement.

Estraiamo tutto quello che è marketing, e distilliamo l’amore.
La voglia di sentirci, di passarci energie, di raccontare chi siamo e cosa facciamo. Perché è importante che si percespisca l’aspetto umano, l’intimacy dell’esperienza, l’empatia. Nella nostra quotidianità, e nei nostri brainstorming d’agenzia.

Partiamo dall’etimologia della parola sociale, che non ha nulla a che vedere con un monitor, scopriamo che ci si rifà immediatamente al concetto di “socievole“, ovvero capacità di unione, vicinanza, associazione. Bene, dopo aver assorbito il suo significato, riprendiamo la parola “marketing”, mettiamola lì accanto, e sviluppiamo un progetto. Ed ecco che proprio quel progetto diventa improvvisamente un silenzioso fischio all’interno di una biblioteca. Un rumore assordante, che distrarrebbe chiunque. Effetto Willy Wonka, oserei dire. E tutto è partito da? Una semplice barretta di cioccolato. (Ossimori e metafore a gogò. Non abbiatemene. Sono pur sempre una copywriter). 

Pare una cosa molto semplice. E infatti lo è.
Non serve allontanarsi troppo dal quotidiano, dalla semplicità, basta creare un quotidiano straordinario.
Basta apprendere che quello che facciamo ogni giorno è esattamente quello che un qualsiasi brand potrebbe fare con i suoi “fan”. Fare colazione, organizzare una cena, bere una birra, tenersi per mano, abbracciarsi, andare ad un concerto, e raccontare della propria giornata agli amici.

È questo che crea customer engagement puro, perché nasce da un sentimento vero, interno, (apparentemente) non studiato.

Come darsi un bacio, o riceverlo. Questo non è engagement?

Tutto nasce da un’azione genuina, che diventa word-of-mouth naturale, che a sua volta si trasforma in condivisione e poi rumore, eco, coinvolgimento. Un coinvolgimento ordinariamente straordinario. In questo modo non abbiamo fatto altro che applicare la stessa regola che c’è alla base del “crea gruppo” di WhatsApp. E la mucca viola? Non l’abbiamo lasciata sola. L’abbiamo rivalutata e ne abbiamo tratto un insegnamento. È una metafora: un pensiero basico può contenere qualcosa di fenomenale, inatteso e assolutamente incredibile. Basta non dimenticarsi della parte più genuina e farla parlare. Lo dice Seth Godin. E a noi “ci” piace proprio.

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