Da diverso tempo il riflettore della sostenibilità si è acceso su una delle attività più basiche e forse inconsapevoli, come il consumo di cibo, iniziando così a parlare di “alimentazione sostenibile“.

Sapere ciò che si mangia, ma anche che si acquista quindi, è sempre più argomento di indagine e di dibattito. Abbiamo voluto saperne di più, e per farlo abbiamo scelto di focalizzarci sull’aspetto e sull’angle che più ci interessa, anche quando si discute di alimentazione sostenibile: l’approccio e le differenze a questo tema da parte delle diverse generazioni. Come affrontano questo topic i ragazzi della Gen Z? Che differenze di approccio ci sono rispetto alla Gen X e ai Millennials? Ecco quello che abbiamo scoperto!

Carne? Sì, grazie!

Secondo la FAO l’alimentazione sostenibile è “un’alimentazione a ridotto impatto ambientale che soddisfa le linee guida nutrizionali dal punto di visto economico, dell’accessibilità e dell’accettabilità culturale” e sappiamo bene che il consumo di carne non è di certo tra le attività più green. Ecco allora il primo dato che ci offre una panoramica davvero particolare: il 90% del campione preso in esame afferma che nella sua dieta la carne è assolutamente inclusa.

Onnivori per scelta (e di chi)?

Ci sono però alcune differenze, soprattutto se andiamo a identificare l’età dei nostri intervistati in materia di alimentazione sostenibile:

  • i Gen Z confermano di consumare più carne rispetto alle generazioni più “grandi”. Molti specificano però che la scelta di che cosa mettere nel piatto spesso viene imposta, specialmente dai genitori
  • i Gen X sono invece quelli più inclini a un’alimentazione che prevede poca carne o, in alcuni casi, vegetariana

Un risultato che farebbe impallidire (e anche un po’ alterare) la paladina della sostenibilità Greta Thumberg. O forse i giovani Gen Z aspettano solo di affrancarsi da mamme e papà per poter diventare autonomi nella scelta di cosa portare in tavola? Sicuramente nel frattempo iniziano a informarsi nel modo che ritengono più giusto.

L’alimentazione sostenibile ha un nuovo volto

Quando parliamo di “nuovo volto” intendiamo sicuramente un nuovo aspetto da mostrare, libero da quell’alone di santità che fino a qualche anno fa faceva sembrare ogni aspetto della sostenibilità una chimera. Mangiare in modo etico, sostenibile, e quindi sano per il fisico e per l’ambiente, è possibile. E a raccontarlo oggi sono anche diversi influencer, ragazzi e ragazze emerse nel mondo digitale e diventate vere e proprie personalità sui social.

Se per le generazioni più adulte ci sono volti legati al concetto di sostenibilità (uno su tutti quello dell’attore Richard Gere), i più giovani si affidano agli influencer e scoprono grazie a loro nuovi approcci all’alimentazione.

Alcuni influencer di recente successo sono diventati poi delle vere e proprie icone quando si parla di alimentazione sostenibile. E lo sono trasversalmente rispetto ai target a cui si rivolgono. Vediamo insieme il caso più celebre, una ragazza che negli ultimi 3 anni è diventata celebre proprio divulgando (Alberto Angela, ci senti?) questo tema.

Il caso di Cucina Botanica

Se il nome Carlotta Perego non vi suona familiare siamo certi che dicendo “Cucina Botanica” le cose cambiano. Impossibile non averla sentita nominare in una conversazione su alimentazione sostenibile & co. Sì perché Carlotta è un caso davvero interessante; nasce come YouTuber per poi approdare su Instagram e via via su altri social fino alla conquista delle librerie con due volumi che hanno scalato le classifiche di vendita!

La sua strategia vincente?

  • Approccio inclusivo: non parla solo a chi segue una dieta vegana ma a tutti
  • Approccio informativo: non si limita a cucinare piatti ma spiega la scelta degli ingredienti e sfata falsi miti legati alle scelte alimentari

Questo ha fatto sì che la giovane ragazza sia diventata un volto amico e autorevole sia tra i giovanissimi sia tra i più adulti: è riconosciuta da tutti, dalla Gen Z ai Millennials.

Ma si sa che da grandi poteri (e visibilità) derivano grandi responsabilità. Forse la credibilità di questa influencer è dovuta anche alle scelte che ha fatto nel tempo, di legarsi (o non legarsi) a brand con collaborazioni che non fossero più che indicate al suo canale e ai suoi valori. Scelte che hanno pagato, vista la popolarità e l’affetto con cui la community accoglie ogni nuovo contenuto e partecipa alle conversazioni.

Qui vi avevamo già parlato di cambiamenti nell’influencer marketing, ma vogliamo rimarcare l’importanza, sia per i brand che per gli influencer, di selezionare attentamente le collaborazioni, senza affidarsi ai meri numeri ma valutando prima di tutto le affinità a livello di valori e la percezione che hanno dei nostri collaboratori i diversi target che vogliamo andare a colpire.

Sicuramente i giovani hanno ancora diversa strada da fare in materia di alimentazione sostenibile. Ma il successo di alcuni progetti come Cucina Botanica ci fa capire che l’interesse su questo tema è alto, come anche la partecipazione digitale.

Quali creator, influencer o brand secondo voi stanno comunicando bene in materia di alimentazione sostenibile? Vi aspettiamo sui nostri social per parlarne!

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